Impianto chiuso dal 08 al 21 Agosto
1 Agosto 2022OPEN Day: Sport e Famiglia per la Salute
31 Agosto 2022Progetto Arcobaleno – Nuoto e disabilità
Il nuoto è il grande sport che ci rende abili in un ambiente accogliente.
Informazioni in segreteria
L’esperienza di AQUAPOLIS, impianto curato, con condizioni igienico ambientali ottimali, ha potuto evidenziare le conseguenze positive dal punto di vista personale e sociale, ma soprattutto della qualità della vita, ottenute nel tempo da persone non vedenti, o affetti da tetraplegia spastica, da psicopatologia e autismo o con patologie multiple e imputabili proprio al loro impegno in acqua.
In caso di paraplegia, oltre a tutti i benefici fisiologici noti, in acqua è garantita la possibilità di movimento, per cui la persona acquista autonomia, può imparare a spostarsi in acqua e a nuotare da sola. Le persone affette da spasticità ottengono benefici soprattutto grazie al rilassamento muscolare dovuto al massaggio dell’acqua, quindi riescono a compiere gesti a loro impossibili a secco e con maggiore ampiezza di movimento. I movimenti bruschi sono frenati e la densità dell’acqua offre sostegno al corpo.
Distrofia Muscolare:
E’ provato che solo alcuni casi di distrofia muscolare trovano giovamento dall’attività in acqua. E’ chiaro che il sostegno dell’acqua permette maggiori possibilità di movimento anche a soggetti colpiti da atrofia muscolare, poliomielitici, focomelici, per i quali il nuoto rappresenta anche occasione di svago e, a volte, di affermazione sociale. Troviamo, infatti, significativi esempi alle paraolimpiadi.
Il muscolo poco tonico in acqua è sollecitato in modo estremamente graduale e acquisisce sempre più forza attraverso movimenti attivi e facilitati. Nella nostra esperienza abbiamo visto bambini affetti da grave ipotonia imparare ad aggrapparsi al bordo della vasca ed arrampicarsi per uscire, arrivare a sostenere il peso del proprio corpo anche all’asciutto e in un paio d’anni imparare a camminare, anche grazie alla frequenza costante in piscina.
Le persone non vedenti in acqua trovano numerose occasioni di sviluppo della capacità di orientamento, sono agevolati dal mezzo che stimola i loro propriocettori e i recettori tattili di tutto il corpo. Anche chi ha perso la vista gradualmente, e normalmente per timore di perdere il possesso dello spazio riduce sensibilmente l’attività personale, trova nella piscina un ambiente circoscritto, è protetto dai colpi che l’acqua attutisce, deve tenere sotto controllo un numero limitato di fattori spaziali. Può quindi tenere esercitate le abilità che possiede e ridurne la possibile perdita. I bambini non vedenti dalla nascita vi possono recuperare numerose esperienze motorie, basilari per il normale sviluppo dell’intelligenza, ed hanno stimoli significativi verso l’autonomia.
In piscina prevale la comunicazione non verbale dell’istruttore, il quale normalmente dà poche indicazioni orali accompagnate da molti esempi mimati per cui, se si usano pochi accorgimenti, le persone non udenti si trovano a svolgere l’attività in modo identico agli altri.
Nella nostra esperienza abbiamo potuto osservare in acqua giovani affetti da autismo. Essi riducono sensibilmente i movimenti stereotipati, migliorano gradualmente la comunicazione riducendo lo spazio personale e interagendo nel rapporto 1:1, scambiano oggetti con l’istruttore e a volte arrivano ad incontrarlo sott’acqua e a cercare il contatto fisico. L’obbiettivo non può più essere solo mirato al recupero, ma anche allo sviluppo il più possibile completo dell’intelligenza, della comunicazione, della capacità di vivere e di lavorare dei disabili e della consapevolezza che tale capacità è acquisita solo stando all’interno della vita sociale. Partendo dunque dalle loro capacità e dalle loro potenzialità, spesso insospettabili, senza un’attenta verifica con stimoli adeguati, l’obbiettivo che ci si è posti anche attraverso attività come l’acquaticità è stato ed è quello di raggiungere il più alto livello di autonomia possibile per ciascuno, favorendo contemporaneamente quel processo, tanto importante per un diversamente abile, che è l’integrazione nel contesto sociale. Ma quali sono gli elementi che caratterizzano l’attività acquatica con i disabili?
La comunicazione:
Un soggetto con disabilità che arrivi per la prima volta in piscina si trova in una condizione di grande insicurezza poiché, il più delle volte, non conosce l’ambiente e le persone che gli stanno intorno, dunque non sa cosa gli può capitare. Metterà in atto così diversi meccanismi di difesa che sortiranno un rifiuto delle proposte che gli saranno rivolte. E’ importante per l’operatore comprendere i messaggi che gli vengono trasmessi e sapere poi scegliere un comportamento adeguato. Occorre poi tenere presente che qualsiasi tipo di messaggio che viene trasmesso non arriva quasi mai a destinazione così com’ è stato lanciato, o come sarebbe nelle intenzioni. In questo passaggio intervengono diversi filtri (legati all’ambiente, allo stato d’animo, alla condizione fisica, ecc.) che lo modificano; quindi, chi riceve il messaggio deve poter disporre degli strumenti per decodificarlo, interpretarne il significato e rinviare a sua volta un nuovo messaggio. Solo a questo punto potremmo dire di avere instaurato una comunicazione. Ma sappiamo anche quanto ciò può essere difficile con persone che presentano gravi carenze a livello psichico.
Ecco allora emergere l’importanza del contatto corporeo, dell’acqua come fluido avvolgente che infonde sicurezza e, dove praticabile, della fase ludica. Spesso il miglior modo per raggiungere un obiettivo pedagogico può essere quello che la richiesta appaia come un gioco: in tal modo trasmettiamo messaggi in una forma di linguaggio accessibile e piacevole. Naturalmente diverse saranno le modalità o le tecniche, ma invariati resteranno gli obiettivi: autonomia e integrazione. Le capacità apprese e sviluppate durante l’attività in acqua trovano spesso applicazione nelle funzioni relative alla vita quotidiana e di relazione. I risultati migliori con questo lavoro si ottengono lavorando con gruppi di persone che presentano insufficienze mentali lievi o medio-lievi. Nell’apprendimento dello schema corporeo e della capacità di percepire il proprio corpo in relazione allo spazio che ci circonda, in una situazione apparentemente banale come quella dell’attraversamento della strada, risulta fondamentale la padronanza di determinati contrasti: destra-sinistra, davanti-dietro, fermo-in movimento, obiettivi, questi, perseguibili in acqua.
La piscina non deve essere una seduta di idroterapia con le uniche presenze di un fisioterapista e di un utente ma un contesto dove le persone, ciascuna con una propria soggettività e una propria storia, fanno esperienza. In questo contesto risulta importante favorire la capacità imitativa di ciascuno; questa capacità deriva innanzi tutto dall’osservazione di un’altra persona che compie le stesse azioni e serve a prendere coscienza sia dei propri movimenti sia dell’azione in sé. Chi propone l’attività deve essere parte attiva dimostrando cioè gli esercizi e partecipando ai giochi proposti ed essere consapevole che qualsiasi forma di relazione si instauri con gli allievi deve passare attraverso un solido rapporto di fiducia.
Quando un ragazzo si abbandona completamente tra le braccia di chi si occupa di lui, provando piacere nel lasciarsi andare, dimostra di fidarsi pienamente. Questa forma di relazione investe tutti gli allievi con le stesse modalità: ognuno infatti può abbandonarsi nelle braccia dell’altro, cosciente delle proprie capacità e fiducioso nei confronti di chi lo trasporta, ognuno può giocare il ruolo dell’allievo e quello dell’operatore. In questo scambio di ruoli ogni allievo può “distanziarsi” dal proprio comportamento per poi riappropriarsene in maniera più consapevole.
La maggior parte delle disabilità motorie sono dovute ad alterazioni del Sistema Nervoso Centrale (SNC) che si possono verificare a causa di fattori lesivi agenti nel periodo prenatale, perinatale o post-natale e che portano il soggetto a delle limitazioni motorie e ad assumere degli atteggiamenti posturali diversi, secondo il grado e il tipo di lesione. Si può osservare ad esempio una parziale o totale mancanza del controllo del capo o una parziale incapacità di usare le mani e gli arti superiori, di estenderli, di afferrare e di manipolare gli oggetti. Il più delle volte manca l’equilibrio ed il controllo della postura. L’intervento con queste forme di disabilità motoria è, seppur complesso, meno problematico di quanto non lasci pensare l’illustrazione delle loro caratteristiche. Quando un diversamente abile entra in acqua subentrano tutte quelle modificazioni di cui si è detto in precedenza. In questa fase sono richiesti l’attenzione e la gradualità necessarie, e il rispetto dei tempi di ciascuno nell’affrontare la nuova esperienza, al fine di evitare che una comprensibile ansia si trasformi in una vera e propria fobia dell’acqua, con un conseguente rifiuto che, a volte, può rivelarsi importante. L’esperienza ha insegnato che proporre quest’attività a persone con problemi psichici, che associavano forme di psicosi o d’autismo anche gravi, ha determinato ottimi risultati. Si sono ridotte molte manifestazioni d’ansia o di vera e propria paura nei confronti del mondo esterno, in alcuni casi sono addirittura scomparse crisi psicotiche con manifestazioni d’aggressività. In simili casi è molto importante l’approccio con l’attività: dall’esplorazione dell’ambiente (spogliatoio, bordo vasca, ecc.) ai primi timidi contatti con l’elemento acquatico. Qui il rispetto dei tempi del soggetto è un fattore fondamentale; non bisogna scoraggiarsi, perché i tempi possono essere anche molto lunghi, ma la fiducia è un aggancio senza il quale non si può sperare di ottenere qualche risultato significativo. In una fase successiva, per chi lo potrà, nulla vieterà l’attività natatoria, e potrà essere quella la dimostrazione di cosa possa significare integrazione ad un più alto livello. (cit. AA.VV.)
Le condizioni ambientali:
Le condizioni ambientali giocano un ruolo importante e sono un corollario indispensabile per la nostra attività. Questa può essere praticata nel modo migliore in un ambiente tranquillo e non troppo affollato, l’impianto mette a disposizione la vasca di profondità media pari a 110 cm. a temperatura controllata di 31°. Particolare attenzione anche ad un’adeguata insonorizzazione ed un’illuminazione progettata per favorire sensazioni piacevoli.
L’impianto è accessibile a chiunque, non deve cioè presentare barriere architettoniche: spogliatoi, docce e piano vasca sono facilmente raggiungibili. Tra il materiale occorrente: tappeti, teli galleggianti, giochi di vario genere purché colorati e stimolanti, per svolgere, in questo modo, un lavoro veramente globale nei percorsi propedeutici finalizzati all’acquisizione e al miglioramento dell’equilibrio, della respirazione, dello schema corporeo e del rilassamento.
Coordinatrice Dr. ssa Elettra Bordignon
Il nostro team: Chiara, Denis, Andrea C., Andrea F, Alice, Elisa
Direttore Aquapolis S.S.D. a r.l.
Docente Federazione Italiana Nuoto
Delegato rapporti istituzionali FIN Veneto
Consigliere Asso Nuoto (Associazione Gestori Impianti Sportivi Natatori)
Responsabile disabilità “Progetto Arcobaleno”